"Putin ce lo aveva detto, lo aveva detto chiaramente anche ai suoi concittadini". A In Onda, sabato 11 giugno, David Parenzo parla degli effetti tragici della guerra e al suo ospite in collegamento, Federico Rampini, domanda quanto inflazione e crisi economica, con l'aumento dei prezzi, abbiano contribuito al conflitto in Ucraina.
L'editorialista del Corriere della Sera, inviato in America, precisa: "L'inflazione non nasce con la guerra, se guardiamo l'andamento dei prezzi, molto prima dell'attacco, capiamo che l'inflazione era già in rialzo prima del conflitto tra Russia e Ucraina. La guerra - spiega Rampini - ha peggiorato le cose, ha gettato altro carburante sul fuoco dell'inflazione con lo choc energetico. Qualcuno le aveva capite in anticipo le cause dell'inflazione ed è il mistero - evidenzia - è proprio questo: "La Cina aveva accumulato scorte di grano mesi e mesi prima dell'inizio della guerra, è un mistero". Dunque Pechino, al momento, sta seduto su montagne di grano più di tutto il resto del mondo messo insieme. L'inflazione è iniziata per una serie di concause, ci sono molte ragioni.
"Le Banche centrali però hanno delle colpe gravi perché l'hanno vista in ritardo, sono partite tardi" denuncia Rampini. "L'aumento dei tassi della Bce segue quello della Federal Reserve dove qui negli Usa c'è una grande polemica contro la Federal accusata di non aver visto in tempo questa inflazione". Dunque il ragionamento per il giornalista è che può darsi che Putin abbia ragione: l'Occidente di fronte al carovita e all'aumento dei prezzi, sul potere di acquisto della famiglie c'è il rischio - conclude Rampini - che l'unità si sfilacci ancora di più, già oggi la compattezza dell'Occidente non è più la stessa, quella di un mese fa. E la crisi economica contribuisce".
2024-11-06 02:58:25