Banca d'Italia è tornata agli antichi fasti. Il Governatore Ignazio Visco prima di iniziare la lettura delle sue lunghe Considerazioni finali si è felicitato nel vedere tanta gente seduta nella platea della sala di Palazzo Koch. Dopo anni di pandemia è il primo segnale di ottimismo che si registra. Anche se la normalità si registrerà quando, secondo Visco, quando non ci saranno più mascherine sul viso degli invitati. Ma se il virus pare ora in via di archiviazione ora c'è la guerra a portare effetti nefasti sull'economia. In particolare sui prezzi. Inutile farsi illusioni. L'inflazione resterà a livelli elevati quest' anno a livello globale per poi calare nel 2023.
«L'inflazione, che in tutte le economie ha in larga parte riflesso i rialzi dei corsi delle materie prime ha spiegato Visco- rimarrebbe elevata, per poi calare nel 2023. Questo scenario si basa su ipotesi relativamente favorevoli riguardo ai prezzi e alla disponibilità di beni energetici e alimentari, ipotesi che dipendono strettamente dagli sviluppi del conflitto in Ucraina e dalle conseguenti sanzioni nei confronti della Russia». Così per il numero uno di Bankitalia «non è trascurabile il rischio che il rallentamento dell'attività, anche per l'evoluzione ancora incerta della pandemia, risulti più marcato». Insomma i prezzi delle materie prime saranno ancora alti a lungo e la forza distruttiva arriverà sui salari e sul potere d'acquisto. «L'aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese» ha ribadito Visco che confida nell'azione della politica di governo per attenuare l'impatto sulle famiglie più deboli. «L'azione pubblica può redistribuirne gli effetti tra famiglie, fattori di produzione, generazioni presenti e future, non può annullare l'impatto d'insieme».
Per ora l'inflazione sale ma a medio termine dovrebbe rientrare secondo il numero uno di Via Nazionale. Anche perché se continuasse la corsa del carovita rischia di innescare un circolo vizioso tra prezzi e salari. Al momento, ha spiegato il numero uno di Palazzo Koch «le aspettative non si discostano significativamente dal 2 per cento e, a differenza di quanto è avvenuto negli Stati Uniti, la dinamica delle retribuzioni dell'area è sinora rimasta moderata, anche se in alcuni paesi sono state avanzate richieste di recuperi retributivi di elevata entità. Se queste si risolvessero in aumenti una tantum delle retribuzioni - ha concluso - il rischio di un avvio di un circolo vizioso tra inflazione e crescita salariale sarebbe ridotto». Ecco dunque la ricetta di Visco. Sì a bonus temporanei in busta paga, una sola volta insomma. Ma evitare la richiesta di aumenti contrattuali più strutturati e acquisiti sine die nei compensi.
Un'ipotesi di lavoro che non convince i sindacati. «Mettere in relazione l'aumento dei prezzi con un rinvio dei rinnovi dei contratti nazionali magari garantendo loro solo una tantum, io la vedo abbastanza dura» ha detto Lando Maria Sileoni, leader della Fabi.
2024-11-06 17:36:36