Il gasolio che sfonda quota 2 euro al litro spaventa e fa infuriare i trasportatori d'Italia: dai camionisti agli Ncc, dai benzinai ai taxi, tutti concordi sulla «speculazione» dietro al caro-prezzi. Meno sul come gestire l'ennesima partita dei ristori di Stato. Al Sud sarà rischio rivolta, prevede Pasquale Russo, segretario generale della Conftrasporto: «Siamo assaliti dalle telefonate - dice a LaPresse l'esponente della sigla che raccoglie 30mila imprese del trasporto merci su strada oltre a compagnie marittime e ferroviarie e registriamo di nuovo, soprattutto nelle zone del Meridione, un aumento della tensione che non escludiamo possa riportare a blocchi spontanei». Ad attaccare a testa bassa è Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, associazione per il trasporto privato di Ncc auto e bus turistici. Il governo «fermi questa intollerabile speculazione che arricchisce pochi- dichiara -, ma rischia di mettere in ginocchio un intero Paese».
A spaccare il fronte, apparentemente compatto, del trasporto merci o persone arriva il tema delle possibili soluzioni. «Il governo sblocchi subito il fondo da 500 milioni di euro che ha creato con il decreto Ucraina», chiede Assotir per bocca del segretario generale Claudio Donati. Un benzinaio di Ascoli Piceno se la prende con «le banche che stanno speculando alle nostre spalle» grazie alle commissioni. «Io nel mio piccolo - racconta - sono passato a pagare da 900 euro di costi Pos fino agli attuali 5.000 euro al mese». La rabbia è trasversale e tocca i consumatori e le associazioni di rappresentanza. Federconsumatori insieme a una dozzina di altre sigle porta in giro per l'Italia la protesta delle «pentole vuote» contro l'inflazione. Assoutenti parla di consumi alimentari in calo del 2,7%» nei primi 4 mesi dell'anno e sulla benzina chiede per bocca del presidente Furio Truzzi di «bloccare in modo automatico la crescita dei prezzi anche al di fuori del periodo estivo».
Per Alessandro Atzeni di Uiltrasporti Taxi nel Lazio è «inevitabile rivedere le tariffe a rialzo» come anche riconsiderare «i crediti d'imposta che sono stati ridotti all'osso». Non tutti sono d'accordo. Perché il taglio delle accise da 25 centesimi sul carburante «ha favorito le aziende inquinanti e che non hanno investito», dice a LaPresse Alessandro Peron, segretario generale della Fiap (Federaione Italiana Autotrasportatori Professionali), ricordando come «per i veicoli pesanti di nuova generazione ecologici la riduzione delle accise già c'era da 21 centesimi e quindi con la misura generalizzata per tutti non si è data una mano alle aziende di trasporto più sostenibili».
2024-11-06 08:35:03