“La Russia vuole la mondializzazione della crisi. Sminare i porti per far partire il grano? Difficile. Si rischia la catastrofe umanitaria ”. L'ex ministro degli Interni, Marco Minniti, descrive il conflitto in Ucraina come se si fosse sull'orlo del burrone senza la possibilità di tornare indietro. Ospite del programma pomeridiano di La7, Tagadà, non indulge in frasi di circostanza, ma va dritto al punto: “Sono molto deluso dai colloqui in Turchia. Mi aspettavo un colpo d'ala che però non c'è stato” dice riferendosi all'incontro tra il ministro degli esteri Sergej Lavrov e il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu ad Ankara per trovare una soluzione alla crisi del grano, bloccato da oltre tre mesi al largo delle coste ucraine.
Minniti teme non solo il rischio di una guerra lunga sul terreno che non cambi i rapporti di forza (anche se l'inerzia militare ora è a favore della Russia), ma anche che la Russia stia puntando a una mondializzazione della crisi ucraina: “C'è un retro pensiero che si agita nella mia testa e cioè che la Russia voglia far pagare un prezzo enorme a tutto il mondo non con una terza guerra mondiale, ma con una congiuntura umanitaria drammatica”.
Il Cremlino ha proposto di sminare i porti di Odessa e dintorni per far partire le navi con i container carichi di grano, soprattutto verso l'Africa vicina alla carestia, tuttavia il presidente ucraino Zelensky ha le mani legate e Marco Minniti spiega perché: “Il 23 febbraio, la Russia aveva rassicurato che mai avrebbe invaso l'Ucraina e il giorno dopo lo ha fatto, abbiamo avuto un'esperienza traumatica. La diffidenza degli ucraini per me è legittima: gli dicono di sminare i porti, ma la paura è che 24 ore dopo le navi russe entrino nel porto di Odessa. Significherebbe una capitolazione generale dell'intera Ucraina Bisogna evitare a tutti i costi che gli ucraini perdano perché avremmo una resa, non un negoziato”. E c'è un'altra questione da non perdere di vista: “Credo che siamo di fronte a un'onda lunga. Medved ha detto ‘odio gli occidentali, sono bastardi', non è casuale – ha proseguito l'ex titolare del Viminale -. Medved è il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, è un uomo cruciale. Vi immaginate se lo avesse detto il vicepresidente del consiglio di sicurezza americano? Cosa avremmo detto noi?! Frasi raggelanti che però un comunicato della presidenza russa ha definito comprensibili e giustificabili”.
Dopo 106 giorni di battaglie, siamo di fronte a un conflitto di logoramento e a perdite importanti di vite umane, ma Vladimir Putin non accenna a fermarsi. Il sospetto è che abbia fatto i conti meglio dell'Occidente. Minniti fa notare, infatti, che il Cremlino sta evocando fantasmi che nemmeno immagina nel tentativo di creare una destabilizzazione globale. Lo scenario è apocalittico specie per l'Italia che si affaccia sul Mediterraneo e Nord Africa. “L'Europa rischia di trovarsi in una tenaglia umanitaria, da una parte i profughi ucraini e dall'altra quelli del Mediterraneo centrale, chi scappa dalla guerra e chi dalla carestia. Per l'Europa sarebbe una situazione difficile da gestire” è la considerazione di Minniti. Il grano significa pane, pasta, alimenti di prima necessità, per questo già oggi Egitto e Tunisia, popoli giovani, possono andare fuori controllo. L'ex ministro ha concluso: “Se manca il pane ci potremmo trovare di fronte a destabilizzazioni politiche. Non dimenticate che il ministro della difesa russo, nel bel mezzo della guerra, ha firmato un accordo di cooperazione e mutua difesa con il Camerun”.
2024-11-06 06:08:32