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"Salvini? Non lo capisco". I guai energetici e l’altra Lega su Putin. Parla il capo di Confindustria Veneto


Link [2022-03-08 12:33:05]



Formule magiche non ce ne sono. Largo alla franchezza, allora: “È la prima volta che ci troviamo ad affrontare una situazione simile. Siamo del tutto impreparati. L’economia, la società. Ma anche noi, come singole persone”, dice al Foglio Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. “Allo stesso tempo bisogna dare il giusto peso ai fatti: qui in Italia abbiamo a che fare con bollette insostenibili, ma i veri dolori sono i morti e gli sfollati di Kyiv. Tutto il mondo civile è allineato sulle sanzioni alla Russia”. Con sinistre chiazze di ambiguità, come per esempio la Lega di Salvini. “Ma non la nostra: il presidente Zaia sta dimostrando la massima fermezza, sia nella gestione dei flussi migratori – si attendono 50mila profughi, ndr – sia nella riconfigurazione del tessuto produttivo regionale che dovrà prescindere da Mosca”.

 

È difficile perfino tracciare un quadro preciso. “Sul più bello che stavamo iniziando a risollevarci dalla pandemia”, sospira Carraro. “L’economia del Veneto ha recuperato molto in fretta anche con l’export. Ma avvisaglie di una nuova crisi le avvertivamo già in autunno, quando sono emerse le prime tensioni energetiche. Ora con la guerra è un disastro”. Impossibile da quantificare. O stimare nel breve termine. “Posso dire che la sola perdita del fatturato relativo allo smercio verso la Russia sarebbe un danno sopportabile”. Anche se in Veneto, la quota di esportazioni dirette nel paese di Putin è molto più alto della media nazionale – 2,5 contro 1,6 per cento del totale. “Poi ci sono quelle indirette, via Germania ad esempio, che restano numerose e altrettanto congelate. Ma la questione fuori controllo è il gas”.

 

Prezzi alle stelle, rincari fino al 500 per cento. Dalle famiglie alle piccole e medie imprese. “Fertilizzanti, combustibili. È uno shock fuori portata”. Per alcuni settori più di altri: “Fonderie e acciaierie. Componentistica auto e produzione di macchine utensili, fino all’industria del lusso che sulla riviera del Brenta sta finendo in ginocchio. Poi arredamento, agrifood, aziende vinicole: a macchia di leopardo siamo tutti coinvolti. La situazione è talmente turbolenta che non si riesce a immaginare come uscirne nelle prossime settimane”.

 

Carraro, 60 anni da compiere e ai vertici regionali di Confindustria dal 2019, è mente pragmatica. “L’abbiamo visto con Covid e lockdown”, sottolinea il presidente: “I ristori sono state briciole. La variabile determinante, per risollevare il nostro sistema economico, è stata la ripartenza. E sarà così anche stavolta: bisogna sperare in buone notizie dall’Ucraina. In primis per le vite umane, poi per i mercati mondiali. Perché oltre alla crisi pesa come un macigno l’ondata di negatività emotiva attorno ad essa: il panico è il peggior nemico degli affari. Va assorbito, per ristabilire quanto meno un equilibrio temporaneo e gestibile”. Nel lungo periodo però nessun dubbio: “Smarcarsi dal gas russo. E spingere verso energie rinnovabili per una maggiore suddivisione del rischio. Non ho nulla contro il nucleare, ma mi sembra una strada meno accessibile”.

 

Ci vuole fiducia, nonostante tutto. “Faccio un appello ai veneti”, alza la voce Carraro. “Pazienza e darsi da fare: nessuno pensava che ci saremmo ripresi così bene dopo la pandemia. E guardate qua. Ora bisogna cercare di nuovo la luce in fondo al tunnel. Abbiamo un territorio ricco di know-how, imprenditorialità e prodotti tipici: alla fine tutto questo paga. E ho visto già attivarsi tante realtà, dalla tenacia aziendale all’accoglienza dei rifugiati. Zaia ci sta dando una mano importante in questo senso”. Contro la Russia, senza indugi. “Non commento la politica di Salvini perché non la capisco. Ma ripeto, il governatore sta giocando bene la sua partita. E condanna quel che c’è da condannare. Lui non ha mai espresso simpatie per Putin”. Lui.  



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