Sono la maledizione di Matteo Salvini: le fotografie. Ma quante se n’è fatte, benedetto ragazzo? Qua ne sono state scelte appena nove. Eppure in giro se ne trovano centinaia, a testimoniare avanzate e ritirate, più o meno strategiche, sortite figlie dell’opportunismo e del momento. E la cosa incredibile è che se l’è fatte tutte lui queste foto. Persino quelle nella ridente Pyongyang, in Corea del Nord. Ecco Orbán, ecco Putin, ecco i fucili, ecco il no euro... Ciascuna di queste immagini è un problema, un guaio (un imbarazzo) presente o futuro. E la verità forse è che a forza di creare immagini, se ne resta prigionieri.
Come quel sovrano cinese che un giorno ordinò di cancellare dal muro nella sua stanza il dipinto di una fontana perché la notte non riusciva a dormire per il rumore. Alcuni politici scrivono libri che nessuno legge, fanno dichiarazioni scritte che col tempo possono essere ritrattate. O dimenticate. Una fotografia no. La foto non ha bisogno di parole per essere spiegata. Ti inchioda. Fissa l’eternità in un attimo. Ed ecco allora Narciso-Matteo che si consuma impotente dinanzi a quella virtualizzazione che pure un tempo era stata la sua fortuna.
2024-09-20 00:40:18