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Casapound non viene sgomberato, ma si diluisce nella destra parlamentare


Link [2022-02-02 23:54:39]



Virginia Raggi, con codazzo di telecamere al seguito, ne fece rimuovere la scritta, Roberto Gualtieri ne ha promesso lo sgombero, mentre settimana scorsa un piccolo assaggio è stato fornito dall’intervento della polizia al circolo futurista di Casal Bertone. Eppure i guai per Casa Pound non vengono solo dalle “illegali proprietà immobiliari”. “Per libera e sofferta scelta, il mio percorso politico con CasaPound Italia termina oggi. Non tornerò mai più sulle motivazioni che sono pochissime ed esclusivamente di natura politica”, con un tweet laconico Simone Di Stefano, storico segretario dei fascisti del terzo millennio ha annunciato il suo addio al movimento che aveva contribuito a rafforzare (soprattutto dal punto di vista mediatico).

 

L’inventore dell’accordo poi sfumato con la Lega di Salvini (chi non ricorda la manifestazione del febbraio 2015?) non risponde al telefono e non spiega di più sul suo addio. Ma a lasciar intendere i motivi che lo hanno spinto ad abbandonare il movimento ci pensa Casa Pound con un lungo comunicato dal titolo inequivocabile “Conta solo chi resta”. “Il nostro obiettivo – si legge – non sarà mai quello di scendere a compromessi per accedere in Parlamento ed esercitare una minuscola porzione di potere concessa barattando il nostro spirito rivoluzionario. Queste sono le uniche motivazioni politiche che hanno portato alcuni ad abbandonare senza spiegazioni nei giorni in cui le nostre sedi vengono sgomberate e i nostri militanti indagati”. Senza retorica, insomma, si dice quello che tanti utenti su Twitter hanno scritto sotto il profilo dell’ex segretario: “Ce lo ritroveremo in Fd’I”.

 

Da ormai parecchio tempo in Casa Pound si discute. Tutto è cominciato dopo le elezioni europee del 2019, quando è stato deciso di non presentare più il simbolo della Tararuga alle elezioni. E infatti Di Stefano è solo l’ultimo di diversi dirigenti che negli ultimi tempi hanno lasciato il partito. Pochi mesi fa, a ottobre, era stato espulso suo fratello, Davide, ex coordinatore romano. Nei giorni dell’elezioni quirinalizie si aggirava intorno a palazzo Madama in compagnia di Massimo Milani, coordinatore romano di Fratelli d’Italia. Chissà. Ma ancora prima di lui, a lasciare il movimento era stato il coordinatore regionale Mauro Antonini. Quest’ultimo, dopo l’addio a Casa Pound, ha flirtato a lungo con Fratelli d’Italia, ma senza fortuna. Oggi invece cerca casa nella Lega. Poche settimane fa ha partecipato con la candidata del centrodestra alle supplettive della Camera dei Deputati di Roma-1 Simonetta Matone a un’iniziativa benefica. Dopo l’uscita della notizia però Matone ha sostenuto di non conoscerlo, anche se l’evento sarebbe stato organizzato da entrambi.



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