L'economia cinese è in difficoltà ma non è "in guai seri". A sostenerlo è Derek Scissors, economista capo della società di ricerca China Beige Book, secondo cui “non stiamo guardando una vera e propria contrazione come quella che la Cina ha sofferto nel 2020”, riferendosi alla flessione del PIL del 6,8% su base annua vissuto nel primo trimestre del 2020, quando il Paese stava combattendo il Covid-19. Lunedì, la Cina ha registrato una crescita del PIL migliore del previsto per il primo trimestre del 2022, anche se le vendite al dettaglio di marzo sono crollate a causa dei lockdown adottati in alcune parti della nazione. “Quello che la Cina ha visto a Hong Kong, con Hong Kong che è andato molto bene contro Covid fino al 2022 e con la popolazione anziana che è poi stata colpita, è molto più importante (per i cinesi)", ha detto. "Dal punto di vista della Cina, l'economia non sta andando benissimo ma è tollerabile, mentre un'ondata di Covid rurale sarebbe intollerabile". Gli analisti sono divisi sulle prospettive dell'economia cinese, dato che Pechino continua a perseguire una rigida strategia zero-Covid che ha visto l'imposizione di blocchi di massa contestuali alla scoperta di infezioni, in netto contrasto con l'approccio adottato da molti altri paesi, che hanno in gran parte allentato le restrizioni e si sono spostati verso una strategia di "convivenza con Covid". Cogliamo l’occasione per ricordare come la Cina abbia mantenuto il suo tasso di prestito di riferimento invariato, con il tasso primario di prestito a un anno e il LPR a cinque anni rimasti rispettivamente al 3,7% e al 4,6%. La maggior parte dei trader e degli analisti intervistati in un sondaggio Reuters si aspettava un taglio del tasso primario di prestito questo mese. Intanto, gli economisti di Bank of America hanno tagliato le previsioni per la crescita del PIL della Cina del 2022 dal 4,8% al 4,2%. Ufficialmente, Pechino ha fissato un obiettivo di crescita del PIL di circa il 5,5% per il 2022.